Professione influencer, quando un selfie non basta più
Nel traffico degli influencer i trucchi per saper emergere
Tutti, o quasi, possiamo diventare influencer. Ma conoscere i trucchi del mestiere e avere delle competenze ben precise alle spalle è un’altra cosa. Nel traffico degli influencer bisogna sapersi destreggiare per emergere davvero. E non bastano un numero ingente di follower e più profili social aperti.
Occorre una vera e propria strategia, che Milano Media Lab personalizza di volta in volta per le esigenze di chi si affida alle sue competenze. Gli obiettivi ogni volta sono diversi, ma ci sono delle regole ben precise che restano punti fermi nella strategia di marketing.
Prima di tutto, individuare il target per una campagna mirata
Prima di tutto bisogna individuare il target su cui si vuole imprimere un messaggio. La fascia d’età, i gusti, le tendenze e il gradimento di certi prodotti o di un determinato brand. Individuato il target, si passa a creare una campagna ad hoc. E più siamo stati precisi con l’individuazione dei soggetti della campagna, più quella campagna potrebbe essere di successo.
Ecco perché da qui a un anno, come rilevano recenti ricerche di mercato, 8 aziende su 10 punteranno tutto su questa strategia di marketing per promuovere i loro prodotti. Dunque la figura dell’influencer sarà fondamentale per creare delle campagne ad hoc.
Fare i selfie con il prodotto non basta, servono contenuti
Una volta una foto ben fatta, il classico selfie con il prodotto in evidenza, era tutto. O quasi. Oggi il successo dell’influencer non si basa più sul semplice click pubblicitario. Servono contenuti, e non contenuti generici ma capaci di destare l’interesse del pubblico del web.
L’azienda che desidera affermarsi con una campagna, oggi chiede dei veri e propri pacchetti: alla foto dovranno essere associati dei post, foto e video che facciano la differenza e interazione sui social alle stelle. Ecco perché i post a scadenza di Facebook e Instagram, conosciuti come Stories, potrebbero essere un veicolo di pubblicità molto utile e un modo di creare vere e proprie storytelling.
Le aziende sempre più interessate ai ‘microinfluencer’
In un mondo in continua evoluzione, quello dell’influencer marketing, le aziende sembrano cambiare rotta rispetto ai canoni di un tempo. Quando ci fu il boom di questa nuova figura pronta a veicolare in maniera virale un brand sui social network, gli influencer più richiesti erano quelli che raccoglievano milioni e milioni di follower. Poi c’è stata l’ascesa dei microinfluencer, ossia quei profili che contano al loro interno tra i 10 e i 100mila follower.
Ora le aziende e i brand, anche quelli più importanti, sembrano orientarsi su questa strada. Non un solo professionista al loro servizio, ma una ventina di influencer con meno follower che raggiungano un numero più ampio di spettatori. Più si è e più è possibile veicolare un messaggio ai propri contatti, creando una vera e propria rete per sviluppare un buon e-commerce sui social.
Il vero influencer deve sembrare genuino
Non esiste una scuola che formi questa categoria, ma quali sono le qualità che fanno la differenza in un influencer? La maggior parte delle aziende che hanno deciso di puntare su questa figura non hanno dubbi. L’influencer deve essere, o comunque sembrare, il più genuino possibile nel dispensare consigli. Insomma, deve sembrare convinto e indipendente nelle sue scelte, anche se in quel momento rappresenta un brand. E deve convincere.
La sua ricompensa sarà quella dei follower soddisfatti da questo o quel prodotto. Perché il follower soddisfatto condividerà il suo stato d’animo con i suoi contatti social, parlando dei preziosi consigli dell’influencer a cui ha affidato le sue aspettative. Il passaggio successivo sarà l’accrescimento della fama di quell’influencer, con un passaparola virale. Del resto instaurare un rapporto di fiducia con i propri seguaci è davvero tutto in questo mestiere.